Storia vera dal Nepal

Badal significa nuvola

Storia vera dal Nepal

Badal in nepalese significa “nuvola”. È proprio strana la somiglianza tra il significato del suo nome e la nuvola bianca che copre i suoi occhi.

In una capanna isolata tra le montagne del Nepal, mamma Roshni sta preparando la colazione per i suoi due bambini. Il fuoco scoppietta e si alzano piccoli sbuffi di fumo per tutta la capanna. Un rumore di passi delicati annuncia l’arrivo del suo piccolo Badal. La mamma lo guarda mentre muove gli occhi incessantemente a destra e sinistra, cercando di vedere qualcosa. Gli sbuffi di fumo che si alzano dal fuoco man mano spariscono con il vento, eppure per Badal è come se fossero ancora lì. Badal, infatti, ha una malattia agli occhi: si chiama cataratta.

–  Ipil, vieni anche tu! – chiama Roshni – O farete tardi a scuola.

Sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, arriva Ipil, il fratellino più piccolo, e si siede vicino al fuoco.

– Qual è il gioco di oggi, mamma? – chiede tra uno sbadiglio e l’altro.

– Ooh, vedrete vedrete, è un gioco meraviglioso, si chiama gli esploratori nelle Terre dell’immaginazione. Il tuo compito, Badal, sarà di immaginare foreste, castelli e creature leggendarie e raccontarle a Ipil. Ma attento, dovrai essere dettagliatissimo nel racconto, così anche a Ipil sembrerà di vedere le stesse cose che stai immaginando tu. E tu, Ipil, sarai la guida: prenderai per mano Badal e, con i tuoi occhi, riuscirai a farti strada tra le foreste, sfidando le creature leggendarie e scoprendo nuovi fiori e nuove piante.

–  Non vedo l’ora mamma! Ho già un sacco di idee! – esclama Badal.

–  E io sarò una guida efficientissima! – dichiara orgoglioso Ipil.

Mamma Roshni sorride soddisfatta, anche oggi è riuscita a inventarsi un gioco che i bambini possano fare nel tragitto verso scuola e che, allo stesso tempo, li faccia sempre tenere per mano.

Da quando Badal è diventato cieco, infatti, l’unico modo per lui per percorrere la strada è tenere per mano il suo fratellino e farsi guidare da lui.

È pomeriggio inoltrato quando il vento annuncia il ritorno dei due bambini, portando con sé le loro voci e i loro racconti di magnifici uccelli dalle piume colorate e di piante alte quanto una montagna.

– Mamma, mamma! – esclama scalpitante Ipil, correndo in casa e svuotando la cartella sul pavimento, nella fretta di cercare qualcosa – Dov’è? Dov’è? Eccolo! Guarda il mio quaderno mamma, oggi abbiamo imparato l’alfabeto!

Roshni inizia a sfogliare le pagine del quaderno, ma con la coda dell’occhio vede cha Badal è rimasto sulla porta e nasconde il suo quaderno dietro le gambe.

– Cosa succede, piccola nuvola? – chiede la mamma avvicinandosi a Badal.

– Io…io…non ho scritto niente sul quaderno. – risponde esitando – La lavagna era troppo lontana e ci sono tutte queste nuvole davanti ai miei occhi che non vogliono saperne di andare via. Non vedo più niente. Soffiale via mamma, ti prego.

Mamma Roshni pensa e ripensa tutta la notte: il loro villaggio è un puntino sperduto tra le montagne del Nepal e gli oculisti non salgono fino lassù. L’indomani mattina decide di accompagnare i suoi bambini a scuola per chiedere consiglio alle maestre.

– Cara Roshni, proprio la settimana prossima arriverà CBM a scuola. I loro oculisti faranno una visita agli occhi a tutti i bambini e daranno gli occhiali a chi ne ha bisogno.

– Ma il mio bambino ha le nuvole davanti agli occhi…e se gli occhiali non bastassero? – incalza preoccupata la mamma.

– Allora i medici lo accompagneranno in ospedale per operarlo – risponde la maestra – e non temere, penseranno loro anche alle spese dell’intervento.

Qualche giorno dopo Parshuram, un operatore di CBM, arriva nella scuola di Badal per visitare tutti i bambini. Quando è il turno di Badal, si accorge subito che qualcosa non va: i suoi occhi sono coperti da un velo che sembra una nuvola… è sicuramente la cataratta.

Parshuram fa chiamare mamma Roshni e, insieme, li accompagna in ospedale.

I dottori operano Badal agli occhi e ci mettono veramente pochissimo.

Va tutto per il meglio e, quando gli tolgono le bende dagli occhi, Badal inizia finalmente a vedere il mondo e scoppia di felicità.

– Le nuvole sono sparite! Le nuvole sono sparite! – dice a tutti i pazienti, mentre salta e corre tra le corsie dell’ospedale.

La storia vera di Badal

La storia di Badal è una storia vera e a lieto fine. Badal è stato curato nell’ospedale oculistico Biratnagar, parte dello straordinario progetto EREC-P che CBM sostiene in Nepal. Come lui, ci sono tanti bambini che vengono operati gratuitamente di cataratta e salvati dal buio della cecità.

Puoi aiutare anche tu CBM sostenendo l’ospedale Biratnagar e il progetto EREC-P in Nepal.