Storia vera dal Ruanda

Il papà che lavava i maglioni

Nel cuore dell’Africa c’è un Paese verdissimo: il Ruanda. La terra è rossa come i mattoni e ovunque si guardi si vedono colline verdi di piantagioni di tè e foglie di eucalipto. Lo chiamano il Paese delle mille colline, ma anche il Paese dei mille sorrisi.

 

Tra questi sorrisi c’era quello di Callixte, un papà molto speciale. Si era sposato molto giovane con una ragazza bellissima, con cui aveva avuto un bambino forte e sorridente: Samuel. Dopo qualche anno, purtroppo, la ragazza bellissima volò in cielo e Callixte rimase solo con il piccolo. Per fortuna un giorno, nella vita di Callixte, entrò Alphonsine che, a piccoli passi, fece breccia nel suo cuore. Si sposarono e nacquero tre splendidi bambini: Xavela, Vianey e Florence.

Xavela purtroppo man mano che cresceva, faceva sempre più fatica a vedere: non riusciva a stare alla luce del sole e inciampava ad ogni passo. Samuel, da buon fratello maggiore, la accompagnava tutte le mattine a scuola, tra le colline e le foglie di tè, tenendola per mano e cercando in tutti i modi di non farla cadere. Lo avevano fatto diventare un gioco: ogni due passi si fermavano e lui calciava via i sassi dalla strada, più forte che poteva. Ogni tanto ne metteva uno sotto i piedi di Xavela per far provare anche lei a calciare.

Papà Callixte e mamma Alphonsine erano però molto preoccupati per la loro bambina, che ormai stava diventando completamente cieca, ma non sapevano cosa fare: l’ospedale era a giorni di cammino e loro erano troppo poveri per poter permettersi il viaggio, una visita in ospedale o l’operazione.

Un bel giorno papà Callixte, mentre lavorava nei campi, sentì un gracchiare di voci: “cccrrr…visit…ccrrr…oculisti…crrr” proveniva da un megafono in cima a una macchina e, man mano che si avvicinava, il suono si faceva più nitido “La prossima settimana gli oculisti dell’Ospedale Kabgayi verranno al villaggio per visitare adulti e bambini”, diceva la voce. Subito Callixte corse a casa per raccontarlo ad Alphonsine: dovevano assolutamente far visitare Xavela. Durante la visita i dottori confermarono i loro timori: Xavela era diventata cieca per colpa della cataratta, una sorta di velo che si posava sugli occhi e rendeva tutto opaco. Ma non dovevano più preoccuparsi: ci avrebbero pensato loro ad accompagnarla in ospedale e operarla agli occhi e non c’erano problemi neanche per il prezzo, ci avrebbe pensato CBM.

La mattina dopo Xavela indossò il suo solito vestito blu e un maglione grigio e si preparò a partire con il suo papà e gli operatori di CBM alla volta dell’ospedale. Non avevano bagagli con sé: nel loro guardaroba c’erano solo i vestiti un po’ logori che indossavano per il viaggio. Curva dopo curva, collina dopo collina, Callixte guardava fuori dal finestrino e poi guardava la sua bambina, pensando che, al ritorno, anche lei avrebbe visto i mille colori del loro splendido Ruanda.

 

Arrivati in ospedale le infermiere la accompagnarono al suo lettino, le diedero un camice nuovo e prepararono tutto per l’operazione del giorno seguente. Mentre i medici si prendevano cura degli occhi di Xavela, Callixte si alzava sulle punte dei piedi cercando di sbirciare cosa succedeva in sala operatoria. Passò tutto in un battibaleno, ora Xavela avrebbe dovuto solo riposare per tutto il pomeriggio e l’indomani, tolte le bende dagli occhi, avrebbe finalmente cominciato a vedere.

Senza far rumore, per non svegliare Xavela che dormiva, papà Callixte si avvicinò alla sedia su cui erano appoggiati i suoi vestiti e uscì in cortile, dirigendosi verso il lavatoio e, piano piano, iniziò a lavarle il maglione e il vestito. “Che gran giorno sarà domani per la mia bambina” pensava felice papà Callixte “dovrà essere tutto perfetto!”. E intanto sorrideva e insaponava, sorrideva e risciacquava. Stesi i vestiti al filo, ritornò a vegliare sul sonno di Xavela, guardando fuori dalla finestra e pensando a quando lei avrebbe visto le mille stelle dei cieli d’Africa.

Si svegliarono in una mattina fresca e luminosa, con medici e infermieri pronti a togliere le bende ed emozionati, perché sapevano che quello era sempre un momento prezioso e imperdibile. Papà Callixte non stava più nella pelle. Tolsero una benda dopo l’altra e Xavela iniziò piano piano a sbattere le palpebre e a guardarsi intorno, prima un po’ incerta, poi acquistando sempre più sicurezza man mano che gli occhi si abituavano alla luce. Finalmente il suo sguardo si incontrò con quello di papà Callixte e si videro per la prima volta dopo tanti anni. Erano così felici che il Ruanda sembrava il Paese dei mille, duemila, diecimila sorrisi.

Che giorno di festa all’Ospedale Kabgayi! Xavela rideva, batteva il cinque alle infermiere e giocava con i palloncini insieme agli altri bambini. E guardava tutto: le sfumature della terra rossa, le colline verdi, le piantagioni di tè.

 

Ancora oggi papà Callixte, quando lava i vestiti di Xavela e degli altri suoi bambini, ritorna con la mente a quella volta in cui ha lavato il maglione nel cortile dell’ospedale e sorride di felicità.

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Xavela e il suo papà esistono veramente e vivono in Ruanda. Guarda le foto della loro storia e di come Xavela ha ricominciato a vedere: